martedì 31 maggio 2011

Arctic Light

Dopo L'Aurora e La montagna è tornato Terje Sorgjerd, il mago che applica il timelapse alle meraviglie della natura.

E ogni volta crea un'opera più incredibile delle precedenti.

Questo è il racconto di come si è trovato con le sue macchine fotografiche nell'arcipelago norvegese di Lofoten per raccogliere quella che ha chiamato Luce Artica, un fenomeno che va in scena nei cieli dell'Artico tra le 2 e le 4 settimane prima che appaia il sole di mezzanotte.

È come se il giorno e la notte si fondessero e danzassero abbracciati.
Ma basta parole, spazio alle immagini di Arctic Light [dopo il video trovate la descrizione che ne dà Terje]


This was filmed between 29th April and 10th May 2011 in the Arctic, on
the archipelago Lofoten in Norway.

My favorite natural phenomenon is one I do not even know the name of, even after talking to meteorologists and astrophysicists I am none the wiser.What I am talking about I have decided to call The Arctic Light and it is a natural phenomenon occurring 2-4 weeks before you can see the Midnight Sun.

The Sunset and Sunrise are connected in one magnificent show of color and light lasting from 8 to 12 hours. The sun is barely going below the horizon before coming up again. This is the most colorful light that I know, and the main reason I have been going up there for the last 4 years, at the exact
same time of year, to photograph. Based on previous experience, I knew this was going to be a very
difficult trip. Having lost a couple of cameras and some other equipment up there before, it was crucial to bring an extra set of everything. I also
made sure I had plenty of time in case something went wrong.
If you can imagine roping down mountain cliffs, or jumping around on slippery rocks covered in seaweed with 2 tripods, a rail, a controller,
camera, lenses, filters and rigging for 4-5 hour long sequences at a time, and then
having to calculate the rise and fall of the tides in order to capture the essence - it all prved bit of a challenge.

And almost as if planned, the trip would turn out to become very
difficult indeed. I had numerous setbacks including: airline lost my
luggage, struggling to swim ashore after falling into the Arctic sea: twice, breaking lenses, filters, tripod, computer, losing the whole dolly rig and controller into the sea, and even falling off a rather tall rock and ending
up in the hospital. As much as I wanted to give up, the best way Out is
always “Through”. I am glad I stuck it through though because there were some amazing sunrises waiting. At 1:06 you see a single scene from day to night to day.

I asked the very talented Marika Takeuchi to specifically compose and
perform a song for this movie, and what she came up with is absolutely remarkable. Thank you very much Marika!

Available in Digital Cinema 4k

Like my Facebook Page for updates http://www.facebook.com/TSOPhotography
Follow me on http://twitter.com/TSOPhotography
Press/licensing/projects contact: terjes@gmail.com

Music: "The Arctic Light" by Marika Takeuchi
http://on.fb.me/kOezbO

lunedì 30 maggio 2011

VLT

Nuovo Timelapse, e ovviamente rubrica aggiornata!

Quest'opera è stata creata sotto il cielo che sovrasta l’Osservatorio del Paranal sul Cerro Paranal, una montagna alta 2.635 metri nel deserto di Atacama (Cile). Lo strumento principe dell'osservatorio è il VLT che, alla faccia di tutti i nomi strolicati che si inventano per le faccende scientifiche, è semplicemente l'acronimo di Very Large Telescope!


Il video è spettacolare e la danza dei quattro telescopi che compongono il VLT è quasi commovente, in quel teatro...

[fonte: leganerd]


Timelapse Footage
Credits:
ALL IMAGES: (eso.org) taken on location by Stephane Guisard and Jose Francisco Salgado.
ESO/S. Guisard (http://www.eso.org/~sguisard)
ESO/José Francisco Salgado (http://www.josefrancisco.org)
MUSIC SCORE: "We Happy Few" - The Calm Blue Sea (2008)
EDITION: Nicolas Bustos

mercoledì 25 maggio 2011

essere john mcenroe

«John McEnroe è un mito». Parole che devono essere state sulle labbra di un incalcolabile numero di appassionati dello sport con la racchetta. Ma non solo. McEnroe è un mito anche e soprattutto nel senso classico della parola. I suoi incontri a Wimbledon contro Borg, agli inizi degli anni ’80, sono diventati più che proverbiali, hanno attraversato e segnato quasi tre decenni e creato un nuovo immaginario, un nuovo mondo che esiste anche lontano dalla rete e dal campo: McEnroe, il suo aspetto da pestifero (per non dire dell’atteggiamento!), il suo febbrile desiderio di correre incontro alle fucilate uscite dalle corde dell’imperturbabile Bjorn, la sua racchetta di legno vibrare una carezza nell’aria e compiere l’incantesimo affettando la palla e facendola morire appena di là dalla rete. Per la mia generazione queste evocazioni, proprio come quelle di Italia-Germania 4-3, quelle del Mundial ’82, quelle di Ali-Foreman a Kinshasa e chissà quante altre, narrano di un mondo che non abbiamo visto e sono pura mitologia; fanno parte della nostra crescita, sia che provengano dalle parole nostalgiche dei genitori intorno ad un tavolo o dalle voci, di nuovo appassionate al ricordo, dei Tommasi&Clerici di turno o, ancora, dalle pagine frizzanti ma intense di questo piccolo capolavoro di Tim Adams.

floating chicago

Torniamo sulla sezione Timelapse&Co.

Questo video, come spiega la descrizione dell'autore – subito sotto – è un collage di timelapse "sparati" allo skyline di Chicago e poi riflessi in orizzontale, specchiati.
L'effetto non è niente male. Proviamolo.



Through the past couple years I've shot a decent amount of time-lapses of the Chicago skyline. I figured why not take all of those and throw the same mirror filter that was warmly welcomed by a lot of people on this: http://www.flickr.com/photos/cshimala/5275838854/
I'm still scratching my head on how long it took me to attend to that dirt spot on my window that shows up too often.
Music: Neon Canyon - Libra

domenica 22 maggio 2011

optimist

Abbiamo già parlato qui di Holi, il festival del colore.

Brian Thomson [link alla sua pagina vimeo] regala con questo video la sua interpretazione della manifestazione mondiale che saluta la primavera in un trionfo visivo spettacolare.
Sotto il video, la descrizione originale dell'autore.


This video was shot at the Sri Sri Radha Krishna Temple in Spanish Fork, Utah. Their annual Festival of Colors was a great opportunity to test the slow-mo capabilities of my Cannon 7D. After hearing Zoe Keating perform this song in Portland, OR I was inspired to edit this footage to her beautiful music. I hope that she and her son enjoy the video.

domenica 15 maggio 2011

essere argentino. essere Soriano

Se non vi è davvero mai capitato di scrivere un testo insieme a un caro amico, se proprio non avete mai provato la sensazione di intrecciare la carne delle vostre parole con le ossa delle sue (e nemmeno, sventurati, il contrario), dovreste lasciar cadere immantinente qualsiasi attività vi stia occupando membra e spirito in questi istanti e correre da lui/lei – oppure far suonare il suo telefono – e suggerirgli di rimediare prima possibile al vostro vuoto.


Per quanto riguarda me, questa fortuna l'ho avuta più volte e non smetterò mai di vantarmi delle sensazioni che le persone così coinvolte mi regalarono. Quella che segue è un prodotto a quattro mani, due voci, due spiriti e quattro occhi che apparve un certo mese di un dato anno su La Civetta.

Essere argentino: scoprirti figlio peronista di un dipendente pubblico della Patagonia che solo per dovere si è piegato a sottoscrivere la tessera del partito guidato da quel mentecatto di Perón. Essere argentino: non poter fare nulla per non sentire tuo padre che s’infuria contro la radio che trasmette i discorsi del generale, mentre tu nella tua camera preghi perché quella santa donna di Evita ti mandi un pallone il 6 di gennaio. Essere argentino: scrivere a Peròn, chiedere un dono a lui che ripete sempre che “i bambini sono gli unici privilegiati”, aprire tempo dopo un pacco e trovarci un pallone e le divise per un’intera squadra. Essere argentino: aver fatto goal al Gato Díaz, quello che aveva parato il rigore più lungo del mondo. Essere argentino: meritarti per ben due volte il titolo di campione del mondo di calcio, la prima volta per effetto delle manovre di un regime sanguinario, la seconda grazie alle prodezze di un folletto chiamato Diego Armando. Essere argentino: non avere il coraggio di dire una parola davanti a quel ragazzo con un cespo di ricci scuri in testa che con un’arancia fra i piedi è in grado di fermare il tempo e saturare lo spazio. Essere argentino: sentire il bisogno di andare di corsa a mettere sulla carta tutte le parole che il ragazzo con l’arancia ti ha paralizzato in gola e dare alla luce il tuo primo racconto sul pallone. Essere argentino: persuaderti che una partita di calcio contro una qualsiasi selezione inglese possa risolvere il problema delle isole Malvinas.
Essere argentino: sapere che tuo padre non crede affatto che tu possa fare il calciatore né tantomeno lo scrittore, che invece ti vorrebbe meccanico e, per non deluderlo, accettare di vivere per tre giorni nel garage di casa aiutandolo a smontare e rimontare un’automobile dal primo all’ultimo bullone (e guai se ne avanza uno!). Essere argentino: aver visto il tuo vecchio cadere e rialzarsi così tante volte che ormai, mentre lo guardi stanco e sconfitto, sei tu ad incoraggiare lui a non mollare, ché tanto tu sarai sempre là a mandargli una barca con le sigarette. Essere argentino: convincerti che la relazione che tu, falso console, stai intrecciando con la moglie dell’ambasciatore inglese sia al centro dello scoppio della guerra per quelle stramaledette isole Falkland. Essere argentino: prendere una sbornia colossale tracannando whisky in compagnia di un gorilla furioso col moccio al naso. Essere argentino: affrontare i pericoli di una rivoluzione in un paese straniero solo per l’orgoglio di poter innalzare al vento la bandiera bianca e celeste sulla quale il sole non tramonta mai. Essere argentino: ritrovarti chissà come e perché in una manifestazione sindacale in cui a gran voce si chiede il ritorno di Perón, non essere poi molto convinto che la voce che manda proclami di lotta da un registratore portatile sia proprio quella del grande generale e allora chiamare tuo padre perché possa confermarlo senza alcun dubbio.

martedì 10 maggio 2011

las vegas - 24 hours of neon

Philip Bloom è un filmmaker di talento e parecchio attivo, potete trovare info su di lui e i suoi film dal sito ufficiale e dalla pagina facebook.

Io voglio suggerirvi questo timelapse girato nella città dei neon nel deserto. Per una volta, quel che succede a Las Vegas esce da Las Vegas e si srotola sotto i nostri occhi. Buon godimento.
[appena sotto al video, alcune info sulle tecniche e la strumentazione (fonte: clickblog.it) e un behind the scenes fatto bene, con dettagli di esecuzione fotografica molto chiari]




Philip Bloom è un fotografo esperto nella realizzazione di time lapse ed ha deciso di immortalare le luci di Las Vegas e restituire un’esperienza quanto più realistica possibile sfruttando proprio la tecnica HDR.
Per la realizzazione sono state utilizzate più fotocamere:

lunedì 9 maggio 2011

aniboom - corti animati

ok, spettacolo...

Aniboom è un sito che raccoglie corti animati. Alcuni sono davvero ottimi e vanno goduti perbene. Ne propongo un po':


orsi e problemi con la neve...



... del perché fare test sugli animali...



... meditazione e l'arte di avere a che fare con gli insetti...



... e infine: lo sapevate del feticismo di Napo?

la rivolta

Su La Civetta di maggio 2011, una mia presentazione dell'ottimo testo di Pierandrea Amato, La rivolta,
libro filosoficamente prezioso e attuale in modo straordinario.




Nel box qui sotto, un'anteprima del numero de La Civetta, basta un clic per vedere la versione ingrandita. Segue la mia recensione.



«Materia di queste pagine è la rivolta». In quella zona oscura che nemmeno si può immaginare come un luogo, in un anfratto prima del pensiero che dello spazio, sta la rivolta. Della quale, innanzitutto, ogni cosa si può dire tranne che stia; mai situata, contenuta, quando la rivolta sta è solo preannunciata, essa sta facendosi. Per questo, per questa sua de-localizzazione sempre sul punto di accadere, non la si può dire ma solo effettuare. «Non c’è in questo senso un pensiero della rivolta, ma esclusivamente atti rivoltanti».
Eppure queste pagine si fanno materia e fanno materia propria dei concetti attorno alla rivolta. Ma non per trattenerla, spiegarla, aprirla alla vista e darne una definizione. Per rivoltare, piuttosto, tutte queste attività, disattenderle proprio nel loro essere aspettative, tradire la fiducia di chi vuole imparare. Queste pagine, allora, il nostro voltarle e rivoltarle, la parola che scrivono, lo sguardo che le scontra, sono tutti rivoltanti.
Il rivoltante suscita rifiuto, è esso stesso un rifiuto, si genera da un rifiuto. E il suo rivoltarsi è l’opportunità politica che sola può proporsi di rifiutare il potere. A patto, però, di non proporselo affatto. Perché la rivolta non è rivoluzione: non è un fine ciò che essa persegue e non prova alcun affanno in direzione di una realizzazione. L’essere rivoltante non sa cosa vuole, tutt’al più avverte l’insopprimibile scoperta di ciò che non vuole più.
Ecco perché l’oppresso che si riconosce in una similitudine tra oppressi e organizza la propria identità nel rovesciamento dell’oppressione nulla ha a che vedere con l’essere rivoltante, bensì tutto ha del rivoluzionario, di chi sta già sempre instaurando il potere venturo e poco importa che lo desideri. «Il rivoltoso invece è tale unicamente nel lampo della rivolta».
Il lampo della banlieue, il gesto che sfregia uno spazio già privato di vita da altri, considerato inabitato in quanto reso inabitabile; la detonazione del sentimento di scomparsa e della sua impossibile accoglienza è, nello stesso tempo, il condensamento della molteplicità disgraziata intorno a quello stesso sentimento e distorce un istante del controllo, del destino già deciso per quei luoghi.
La rivolta non viene, non la si aspetta e non la si profetizza. Il profeta preconizza tramite il linguaggio ma del rivoltante non c’è linguaggio, solo turbamento; della parola, dell’ordine, della definizione (di un elemento verbale o di uno stato sociale). Forse non c’è niente di più indefinibile e più instancabilmente tendente al mutamento della rivolta e – proprio per queste virtù – niente di altrettanto intimamente umano.
Se la rivolta è violenza, e non lo è mai di per sé, non può che essere l’esplosione radiale del suo disattendere: imprevista e scagliata, rivolta la propria violenza addosso alla violenza sistematica, regolare, normale. «Per questa ragione non vagheggia e preannuncia alcuna violenza». E per questo il potere non può specchiarsi nella rivolta e riconoscervi il soggetto di scambio dialettico.
Non si tratta, infatti, di assumere la rivolta come strumento avverso a ogni potere e come metodo politico quanto, piuttosto, di affondare le mani, tutte le braccia, nella consapevolezza della catastrofe; nel disastro costante della libertà e dell’opportunità rivoluzionaria; e di farne l’occasione per lasciare affiorare l’essere rivoltante, la temporalità politica scardinata, l’evento.
Materia di queste pagine di Pierandrea Amato è, quindi, materia assai preziosa.

Pierandrea Amato
La rivolta
Cronopio
€ 10,00

domenica 1 maggio 2011

El Clásico

Nella Liga di calcio spagnolo, ma non solo in Spagna, il Barça domina il Real.

Vi propongo un'opera che riassume la situazione. Non solo quella della rivalità più osservata dello sport attuale, ma pure un po' quella del magistero pallonaro tutto.

Dal gruppo di filmmakers di cui vedete il logo qui accanto [e qui il sito, toh], una rivisitazione di un evento che dovrebbe ricordarvi qualcosa anche se non siete malati di pallone... buona visione!