What if God was one of us? E se Dio fosse uno di noi? Stai lì, ti guardi attorno e non sei il primo a dubitarne, né sarai l’ultimo. Un Dio relativo, del quale non sappiamo nulla e che ancora meno conosce di noi. Ti adoperi, ti affanni a rincorrerne le Leggi, perché sia sopita anche solo una stilla della colpa – viscosa e soffocante – con cui convivi da sempre. E Lui non poteva immaginare in quale ingestibile vicenda si stesse impelagando creando gli uomini: assolutamente incapaci di intendere la necessità naturale, sempre pronti a chiedere, a pregare, che è un rimedio splendido per addossarGli le responsabilità del Male più che del Bene – il secondo son bravi tutti a farlo –. Far girare l’universo dev’essere faccenda da garantire ben più di un’emicrania. Prima di tutto, procurare il numero previsto di morti: difficile essere simpatico, se sei quello che ammazza la gente, hai un bel dire che sei pure quello che la fa venire al mondo. Eccolo, che scende per le strade di cattivo umore, pistola in mano, a smaltire il lavoro accumulato.Enormi disagi che partecipano del nucleo archetipico delle civiltà e che compongono lo sfondo per la passerella di antieroi di questi racconti. Sono ebrei, vittime designate della propria feroce ironia prima ancora che della Storia, la stessa che si compirà al realizzarsi della loro dottrina. E il newyorchese Shalom Auslander utilizza con sapienza gli strumenti ironici più affilati per stendere queste narrazioni, forzando un sorriso, anche una risata, ma amari. Nessuna sensazione che A Dio spiacendo (Beware of God il titolo originale) ci abbia cambiato – o salvato – l’esistenza; almeno finché un racconto e poi un altro si affacceranno dalla memoria portandosi in braccio il sospetto che faranno a lungo parte di noi. Forse lo erano sempre stati.
Shalom Auslander
A Dio spiacendo
Guanda, € 15,00
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